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Il futuro del giornalismo secondo Calabresi, Mieli e Annunziata

futuroLa seconda giornata di Biennale Democrazia si chiude al teatro Carignano con i tre giornalisti e l’incognita dell’avvenire della carta stampata (in ogni senso).

L’utopia è il tema di questa edizione di Biennale Democrazia e utopico per molti è oggi conoscere quale sarà il futuro del giornalismo. Mario Calabresi, Paolo Mieli e Lucia Annunziata provano a raccontarcelo al Teatro Carignano in occasione della seconda giornata della biennale. L’incontro si avvia con Paolo Mieli, oggi presidente di Rcs Libri, che inizia la discussione con una premessa che vuole essere anche una provocazione: «I nostri problemi sono dovuti a Internet, ma è anche vero che oggi molti ci percepiscono come una casta, e per questo ci disprezzano».

 

UNA CASTA?

Lucia Annunziata è d’accordo con Mieli, ma preferisce sostituire al termine casta quello di “potere”, spogliandolo quindi del suo connotato negativo. Per la direttrice dell’Huffington Post Italia i giornalisti devono essere un potere, contrapposto a quello politico. «Il problema non è il potere ma la trasparenza. L’importante è metterci sempre la faccia ed essere giudicati per quello che si fa. Io, per esempio, ho sbagliato a dire “siete impresentabili” ad Alfano e l’ho ammesso pubblicamente».

Calabresi ricorda come siano stati due giornalisti, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, ad aver coniato il termine casta. Secondo il direttore de La Stampa, inserire il giornalismo nel calderone dell’antipolitica è un tentativo di annullare il suo ruolo di controllo. Sono stati proprio i giornali, infatti, a raccontare gli scandali di un’intera classe politica, senza esserne stati complici: «Troppe volte ho visto decreti legge sul giornalismo come un’intimidazione alla categoria. Oggi con Internet per i politici è più facile parlare direttamente con i cittadini, non hanno più bisogno di noi e provano a metterci da parte. Obama è quello che ha usato meglio il web per parlare agli elettori – continua Calabresi – ma è anche quello che concede meno interviste e conferenze stampa. Anche Cristina Kirchner in Argentina, per evitare le scomode domande del Clarìn, ha iniziato ha parlare direttamente al popolo, definendo questo metodo anche più democratico. E anche in Italia Grillo ha parlato tanto ma non ha mai risposto ad una domanda, non è una cosa sana».

 QUALE GIORNALISMO CON INTERNET?

Si approda poi all’atteso e inevitabile argomento: Internet. Mieli definisce il giornalismo su Internet come «anarchico e generalizzato» e non in grado di sostenere il confronto con il potere politico. In quanto direttrice di un sito web, Lucia Annunziata non può che essere di un’altra opinione: «Credo che ci siano molte leggende intorno alla rete, una di queste è che semplifichi. Invece anche il giornalismo su Internet deve essere sempre di qualità, i criteri di fondo sul modo di fare informazione non cambiano, semplicemente lo faremo con altri sistemi e mezzi».

Sulla stessa linea è anche Calabresi: «Le tecnologie non devono cambiare il giornalismo, la rete è quello che ci si mette dentro, non fa e non cambia le regole. Questo salverà il giornalismo».

LA FINE DELLA CARTA?

Sempre Mieli accende il dibattito ponendo l’esempio del passaggio on-line di un grande magazine come Newsweek, e chiede a Calabresi cosa penserà il giorno che gli diranno che La Stampa dovrà passare su Internet, abbandonando “la carta”. Il direttore de La Stampa replica con ironia: «Al signore in prima fila con La Stampa sottobraccio voglio dire di star tranquillo. Il giornale durerà ancora un po’». E dopo uno lungo scroscio di applausi prosegue: «Newsweek ha chiuso perché ultimamente faceva un po’ schifo. È il classico esempio di quelle testate che hanno affrontato la crisi solo tagliando. Secondo me un sacco di gente pensa ancora che leggere il giornale sia il modo migliore e più comodo di informarsi, e quindi credo che per adesso rinunciare alla carta sia un errore».

Simone De Caro

Da http://www.digi.to.it/ – Il magazine on line dell’Informagiovani di Torino

Tutti gli appuntamenti di Biennale Democrazia sono a ingresso libero, fino a esaurimento posti (compresi quelli della giornata inaugurale). I biglietti per accedere saranno distribuiti a partire da un’ora prima dell’evento davanti all’ingresso di ciascuna sede per un massimo di 2 tagliandi a persona. Non è possibile in alcun modo prenotare i biglietti.
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